Un tuffo nelle tradizioni della città, tra storia, cultura e un pizzico di ironia.
 
Antonio Bozzetti

Antonio Bozzetti

Antonio Bozzetti (Milano, 1924 – Milano, 12 febbraio 2009) è stato una figura poliedrica e profondamente radicata nel tessuto culturale milanese. Attore, cantastorie e testimone appassionato della sua città, Bozzetti ha saputo incarnare lo spirito popolare e la memoria storica di Milano, spaziando dall’impegno civile alla difesa del dialetto meneghino.

La sua carriera artistica, se così si può definire per la sua natura genuina e poco convenzionale, affonda le radici in un percorso parallelo tra l’amore per il dialetto milanese e un forte impegno civile. Fin da giovane, negli anni ’30, Bozzetti si avvicina al teatro attraverso la filodrammatica oratoriana, un’esperienza che lo convince della sua vocazione, pur rimanendo un “dilettante” nel senso più nobile del termine, mosso dalla passione più che dalla ricerca della carriera professionale.

La sua partecipazione attiva alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale segna profondamente la sua vita e la sua arte. Iscritto all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) della sezione Barona di Milano, Bozzetti non dimentica mai gli anni della lotta contro il nazifascismo, un periodo che amava ricordare e condividere, specialmente con gli amici dell’associazione “La Conta”.

Negli anni ’80, la sua collaborazione con il Teatro Officina di Milano rappresenta una svolta significativa. Insieme a questa realtà teatrale atipica e profondamente legata al territorio, Bozzetti trova un fertile terreno per esprimere il suo talento di narratore e attore. Partecipa a numerosi spettacoli itineranti, portando le sue storie e la sua interpretazione in luoghi diversi e significativi per la memoria collettiva: dalle case di ringhiera alle cascine, dalle fabbriche alle università, fino a palcoscenici prestigiosi come il Teatro dal Verme e il Piccolo Teatro.

La sua cifra stilistica si distingue per l’autenticità e la capacità di far rivivere la Milano popolare attraverso il dialetto, di cui è stato un interprete convincente e appassionato. I suoi racconti spaziano dalle memorie della vita contadina alle testimonianze della classe operaia, come nello spettacolo “Cuore di fabbrica” dedicato alla storia operaia di Sesto San Giovanni. Bozzetti non si limita a narrare, ma incarna lo spirito di un’epoca, restituendo al pubblico uno spaccato vivido e commovente della Milano che non c’è più.

Definito forse uno degli ultimi autentici “cuntastorie” milanesi, Bozzetti custodiva un ricco patrimonio di racconti popolari sulla Milano tra le due guerre, sulla vita nelle case di ringhiera, sulla scuola negli anni ’30 e sui mestieri scomparsi. La sua narrazione sgorgava con la naturalezza e la vivacità che la lingua milanese sa conferire alla cultura popolare, di cui era al contempo figlio e autorevole testimone.

Oltre al suo impegno artistico, Bozzetti si è distinto anche per la sua attività sociale. Ha contribuito alla fondazione di un centro anziani e di un coordinamento di assistenza domiciliare, dimostrando un profondo senso di responsabilità e un desiderio di servizio verso la sua comunità.

La sua collaborazione con il Teatro Officina gli ha permesso di farsi “attraversare” dalle vite degli altri, restituendo storie lucide e coinvolgenti, che fossero quelle dei contadini, degli operai o dei nuovi abitanti della sua amata città. In questo senso, il suo teatro era un modo di “servire responsabilmente la gente”, di far comprendere i valori insiti nelle cose semplici e profonde della vita.

La figura di Antonio Bozzetti rappresenta un prezioso esempio di come l’arte possa intrecciarsi profondamente con la vita civile e la memoria collettiva. La sua voce, il suo dialetto e le sue storie continuano a risuonare come un’eco autentica della Milano popolare, un patrimonio culturale da non dimenticare.

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